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Pubblicato nella raccolta antologica "Gatti, Cani & Compagnia" Undicesima edizione
Edizioni Tigulliana -
Attese
La borsa vola sul divano, seguita dal planare della cravatta di seta scura; lui si lascia andare nella poltrona e, magro com’è, più che un colpo fa un fruscio. Poi più nulla, che Adele finisce tardi e in quella casa vuota torna il silenzio; gli sarebbe insopportabile se non fosse che manca poco. L’orologio sulla parete di fronte se la prende comoda, ma finalmente ci arriva al suo appuntamento. Lui si alza e va alla finestra. Sono mesi che lo fa, sempre alla stessa ora. Sente che gli fa bene, una specie di medicina, l’unica che funzioni. S’accende una sigaretta, che ormai ha ricominciato. Puntuale quello arriva, dal balcone di fronte. Nero pece, occhi gialli e una macchia bianca sulla coda. Esita solo un attimo, poi salta sul cornicione in basso, miagolando. Cammina sul bordo fino a dove finisce, e a un niente dal vuoto si sporge oltre l'angolo del palazzo. Allunga il collo quanto può, il petto ben oltre l'asse delle zampe, la coda ritta a mantenere un equilibrio precario. Muove le orecchie tese a piccoli scatti, interrogando ogni minimo rumore. Aspetta. Resta così per una mezz'ora buona, poi rassegnato ritrae il capo, lentamente si gira e torna sul balcone. Tutte le sere, a quell'ora.
Lui sa chi aspetta. Sono mesi che non la vede più stendere i panni, annaffiare i vasi, coccolare il suo gattone; mesi che è sparita. Il suo compagno sembra fare la vita di sempre, avere gli stessi orari, le stesse abitudini, solo è più grigio, spento. Lui non li conosce, anche se gli abitano di fronte, pochi metri mai colmati da piccoli cenni di saluto scambiati per cortesia. Hanno preso il gatto ch'era un cucciolo e da subito ha imparato ad aspettarla sul cornicione, puntualissimo. Per anni quelle attese sono durate pochi minuti, il tempo che arrivasse la macchina al solito posteggio condominiale. Lei aprendo la portiera alzava lo sguardo e lo salutava: "Ciao Chicco" allora il gatto rientrava in casa, il passo sciolto in un trotterellare felice.
Non conosce il perché di quell'assenza e nemmeno gli importa, gli interessa il gatto, quella speranza sorda, quell'attesa che pure delusa schiude l'ennesima promessa per domani. Gli fa bene, lui che da tempo ha smesso di sperare.
***
Si chiamava Alma, anche lei un giorno non è tornata più. Usciva da scuola, quello guidava ubriaco. Lui continua a pensare che sarebbe bastato un attimo, un bicchiere di più o uno di meno, la campanella suonata un secondo prima o uno dopo, l'acceleratore premuto un millimetro di più o uno di meno, uno stramaledetto attimo. Adele ha smesso da poco di tenere il cellulare spento, che a quella telefonata aveva risposto lei; lui ancora adesso fa il giro lungo per andare a lavorare, che l'altro passa davanti a una scuola, mucchi di bimbi che aspettano d'entrare.
***
Succede un giorno, uno qualunque, stessa ora. Il gatto è ancora sporto oltre l'angolo, in quell'equilibrio difficile da credere; nell'aria i soliti rumori. Lui ha quasi finito la sigaretta quando le orecchie del micio smettono di orientarsi a caso e puntano dritte al cortile, ogni muscolo immobile, il respiro sospeso. Quando la macchina compare anche a lui sembra di riconoscerne il suono; solita manovra nel posteggio coperto d'erbacce, lei che scende e un po' smarrita solleva lo sguardo. Quel "Ciao Chicco" è appena un sussurro rotto dall’emozione, ma al gatto basta. Riprende il fiato, i tendini si sciolgono e il voltarsi gli viene una piroetta; a mezzo cornicione però si ferma e fa quella cosa. Lo guarda. Sì, lo guarda: si ferma, si volta verso di lui e lo guarda. Per mesi l'aveva semplicemente ignorato, come se non si fosse mai accorto di lui. Ora invece quegli occhi cercano proprio i suoi. Se li vede di fronte all'improvviso, tanto vicini da poterci leggere dentro, qualcosa da dirgli.
***
L’orologio sulla parete segna un vecchio appuntamento, ma lui non s’affaccia alla finestra; è un po' che ha smesso di fumare, da quando ha ritrovato una buona ragione per farlo. Sfoglia distrattamente il giornale mentre pensa al gatto nero che a quell'ora sta in equilibrio sul cornicione di fronte. Sente la macchina arrivare e sorride, ora che è tornato a farlo.
Entra Adele. Ha il vassoio in mano, frittelle calde e profumate. Lui si sporge dalla poltrona e la tira a sé cingendole i fianchi, poi le poggia la testa sul grembo già al settimo mese. Sarà femmina.
Giovanni Ciaravolo © Copyright 2013 Tutti i diritti riservati