Giovanni Ciaravolo

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Il profumo del corallo

I miei racconti


Pubblicato nel mio libro "Il mare non è acqua"
stampato nel 2012 da Edizioni Tigulliana



Il profumo del corallo



Non le serve lo specchio per sapere di essere bella, bastano gli sguardi che le riservano i maschi. Se li sente addosso, viscidi e insistenti. Però non le dispiace. Ha imparato a gestirle, le occhiate bavose degli uomini, sa come tenerli a bada, o come usarli, quando gli va. È una donna libera lei, emancipata e libera.
Anche quello la guarda, ma non è la stessa cosa. Non s’è mai sentita sporcata dagli occhi scuri di Nino, che invece di mani sudate allungate su di lei, le sembrano carezze. Le piace Nino, spalle larghe, lunghi boccoli neri sempre scompigliati, e quel suo modo di guardarla, così diverso. Solo che lui non ci prova, nemmeno ha mai cercato di salutarla, anche se si vedono tutti i giorni giù al porto. Fa il pescatore Nino e la sera lo vede rientrare su quel barcone azzurro, azzurro cielo. Quando tarda ha preso l’abitudine di aspettarlo, a costo di chiudere il negozio che ha fatto buio da un pezzo. Hanno una bottega d’antiquariato sul porto, proprio davanti ai pescherecci; lei aiuta suo padre che è sempre in giro a cercare qualcosa di raro da mettere in vetrina.
Anche stasera Nino scende a terra che lei sta dando l’ultimo giro di chiave. Lo sente ancora prima di voltarsi, come un soffio lungo la schiena, e se non fosse che non gliene frega niente lo direbbe un brivido. Gli viene come sempre di poggiargli lo sguardo nel suo, mentre se ne vanno in direzioni opposte, e se non fosse che non gliene frega niente chissà come direbbe quel vuoto caldo che sente dentro.

***


Eccola, puntuale. Quand’è presto per chiudere resta sulla porta, a farsi guardare. E lui la guarda, sono anni ormai. Ma Nino lo sa che non è lei. La donna che cerca lui è un’altra cosa, preziosa così, ma un’altra cosa. Con lei è come scavare per trovare l’acqua e scoprire un diamante. Chi ha sete che se ne fa di una pietra? Belli i diamanti però, da perderci la testa. Perché lei, come un gioiello, semplicemente splende.
Nino ancora aspetta, malgrado lei. Quand’era ragazzino si teneva sempre un po’ in disparte, evitando quei giochi da adolescenti, la bottiglia che gira, poi tocca baciarne una, magari con la lingua. Anche crescendo non c’era mai voluto andare con gli altri, macchine piene dirette in città, verso qualche marciapiede. L’ha sempre vista come una vigliaccata quella di pagare le donne, la prima volta poi. Lui ne fa una questione di coerenza, fedele alla sua donna ancora prima d’incontrarla.
Lei non se ne farebbe niente della sua verginità, niente d’un amore così. Solo che è difficile restarne fuori, specie quando quegli occhi si posano sui suoi. Mai visto niente di più bello, nemmeno il mare, che a confronto gli sembra una pozzanghera.

***


Sabato, finalmente. D’estate alla discoteca sugli scogli ci va quasi tutte le sere, ma il sabato viene anche Nino. È un tipo strano, lei ci si fa quattro risate con le amiche. Quello viene a piedi, vestito da straccione, gli orecchini da marinaio. Cammina in mezzo alla strada, che qualche volta lo prendono sotto; lei si diverte a fargli il filo col motorino, tanto che potrebbe toccarlo. Dentro Nino non balla, mai visto ballare; si siede vicino alla pista e resta a guardarla. Un po’ le piace tanta ammirazione e quando mettono il pezzo giusto va sul bordo della pedana e balla per lui, fissandolo. Sa di poterlo avere quando vuole, basterebbe che allungasse una mano, magari su qualche lento, e se lo porterebbe via, anche solo per levarsi lo sfizio. Però poi che figura ci farebbe con le amiche, se sapessero che si porta a letto un pescatore.

***


Sabato, finalmente. Nino ha sonno, che una settimana in mare con la sveglia a mezzanotte è dura anche per i suoi vent’anni, ma alla discoteca sugli scogli non ci rinuncia. Ci va a piedi, camminando in mezzo alla strada, che lei passa col motorino, così vicino che ne può sentire l’odore. La riconosce da lontano, e quando arriva chiude gli occhi, respirandone la fragranza. Saranno i mobili antichi della bottega, sarà il mare davanti alla porta. Perché è strano il mare, ti s’impregna addosso in modi diversi; lui puzza di pesce, lei profuma d’alga e di corallo. Non che il corallo abbia un profumo, ma lui s’immagina che se ce l’avesse sarebbe proprio quello, il profumo di lei.
Dentro c’è casino, come sempre. Troppa gente, tutti a sfilare con l’abito firmato, scambiandosi saluti e sorrisi finti come banconote false, che sembrano un capitale e sono solo carta straccia. Ma a lui non importa, a lui importa vederla ballare. A volte gli sembra lo faccia per lui, ma sa che è un’illusione, una specie di miraggio in mezzo a quel deserto.

***


Oggi è venuta quella. L’aveva già vista in banchina che gli girava intorno; sono entrati tenendosi per mano. Al bar del porto ci passano tutti, la gente bene e i poveracci, come in quel loro strano porto, dove stanno i panfili mischiati ai pescherecci. Lei è una cosetta. Bassa bassa e sempliciotta. Caruccia però. Ha gli occhi verdi, ma nonostante il colore hanno qualcosa di uguale a quelli di Nino; sarà la luce. Bene, se lo tenga pure il suo marinaio, che a lei ha stufato. E comunque sa che potrebbe prenderselo quando vuole.

***


Stava lì a un passo, nascosta in periferia. Gliel’hanno presentata gli amici, Maria. Giusto il tempo d’un sorriso, quel suo sorriso, che l’aveva già riconosciuta. S’è fatta cogliere come fanno i fiori, e come coi fiori lo si può fare una volta sola. Trema al pensiero che avrebbe potuto mancarla. Sarebbe bastato poco, appena un soffio a spostargli d’un niente il destino. Invece la stava tenendo per mano al bar del porto. Strano però come quella se n’è andata appena sono entrati loro. Come un gelido colpo di vento.

***


C’erano le pubblicazioni appese in Comune. Lei passava di lì, e anche se non gliene frega niente s’è fermata dall’altra parte della piazza, appena dietro la palma dell’oratorio. Ci sono quattro gatti, giusto qualche parente. Sono vestiti che sembrano quei pensionati alle gite sociali. Almeno per il matrimonio potevano entrarci in una boutique. Maria sorride e, deve ammetterlo, oggi è bellissima. Nino sembra un pirata, il mare appresso pure coi piedi a terra. È felice, lo si vede anche da lì. Gli fa uno strano effetto quella felicità, come se in qualche modo ne facesse parte pure lei, fosse anche solo per non averla impedita. Mentre s’allontana qualcosa le brilla lungo il viso, e se non fosse che non gliene frega niente la direbbe una lacrima.

***


Maria gli stringe forte la mano. Lo fa sempre quando s’emoziona. Oggi stringe di più. Avrebbe meritato ben altra cerimonia, meglio d’una principessa. Invece sono solo quattro gatti, i parenti stretti e un paio d’amici. Fare il pescatore non aiuta. Nemmeno l’abito ha voluto, quello del mercato dice che va benissimo. Però è bellissima lo stesso, e lui continua a chiedersi se saprà meritarsela davvero. È impacciato, goffo nella giacchetta di lino, ma felice, come non lo è mai stato. Eppure c’è qualcosa d’altro che non sa spiegarsi, come un leggero sapore d’amaro quando invece dovrebbe sentire solo dolce. È che uscendo in piazza, tra i sorrisi e le strette di mano degli invitati, avrebbe giurato d’aver sentito profumo di corallo.


Giovanni Ciaravolo © Copyright 2012 Tutti i diritti riservati

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